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Secondo documento su emergenza Covid-19

SECONDO DOCUMENTO DELLA COMMISSIONE SCUOLA
DELL’ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI SULL’EMERGENZA COVID-19

La Commissione Scuola dell’Accademia Nazionale dei Lincei, in vista delle prossime scadenze estive e autunnali che attendono la Comunità educante della Scuola, gli studenti, i docenti, il personale amministrativo e tecnico, tenuto anche conto delle nuove e rilevanti risorse messe a disposizione dal Governo con l'ultimo Decreto Legge 19 maggio 2020, n. 34, formula i seguenti dieci punti che indicano le coordinate indispensabili per una ripresa didatticamente e tecnicamente sostenibile delle attività scolastiche nei prossimi mesi.

1. La scuola e il diritto alla scolarità rappresentano un valore primario per una società evoluta. Da essi dipende il futuro di una comunità, la sua capacità di trasferire la propria eredità culturale alle generazioni successive, la salvaguardia dell’éthos e del nómos in cui quella comunità si riconosce. Ne segue che scuola e diritto alla scolarità devono essere, in questa fase di passaggio dall’emergenza alla ripresa della normalità, una delle preoccupazioni prioritarie nell’agenda politica, al pari della necessità di garantire la sicurezza e la salute dei cittadini e della necessità di garantire al Paese una ripartenza sul piano economico..

2. Proprio in quanto diritto prioritario e di fondamentale importanza, la scuola dovrà essere messa nelle condizioni di ripartire creando le premesse per evitare le diseguaglianze che spesso, durante la fase dell’emergenza, si sono purtroppo dovute registrare nel delicatissimo settore delle infrastrutture della “scuola digitale”. Si tratta di: 1) disuguaglianze di accesso ai servizi e alle informazioni dovute a disomogenea distribuzione della tecnologia, della connessione alla rete, delle competenze alfabetiche di base (divario digitale), senza dimenticare che in queste diseguaglianze rientrano i diritti primarî delle persone con disabilità che necessitano dell’inclusione a distanza; 2) disuguaglianze economiche e sociali che si sono tradotte e si potranno tradurre in un deficit nella capacità di far fronte alle sfide lanciate dalla pandemia e di garantire agli studenti il necessario supporto culturale per rispondere ai compiti suggeriti dalla scuola. È probabile che queste disuguaglianze rischino di approfondirsi come inevitabile effetto della fase attuale; 3) disuguaglianze territoriali, accentuate dal contagio e dalle capacità dei territorî di affrontarlo in modo sempre soddisfacente, stante anche la distribuzione del virus nelle diverse regioni. Purtroppo queste disuguaglianze tendono a sommarsi nelle stesse popolazioni producendo una sinergia negativa che ha nel disagio scolastico il primo sintomo accompagnato spesso dalla presa in carico della comunità.

3. Un’attenzione particolare dovrà essere garantita alle donne e al lavoro femminile. L’evoluzione recente della famiglia e delle convivenze nella società italiana ha lasciato registrare una progressiva sovraresponsabilizzazione delle madri: le madri separate, in quanto impegnate nella cura dei figli e nel lavoro per garantire loro dignitose condizioni di vita; le madri protagoniste di relazioni stabili perché consegnate alla condizione del “doppio impegno lavorativo”. Si tratta di donne che lavorano, che spesso gestiscono quasi da sole le responsabilità familiari e che rischiano nel prossimo futuro di vivere come un ulteriore carico l’adempimento degli obblighi scolastici dei figli resi maggiormente pesanti dalle modalità del lavoro online. Questo aspetto è molto potenziato dai terribili risultati di Covid- 19 che ha falcidiato in alcuni territori una generazione di nonni, aiuto assai importante nelle famiglie.

4. Il valore di riferimento in vista della ripresa è quello della “Classe”, concepita come spazio condiviso di formazione e d’interazione per gli studenti. Non si parla qui del dispositivo burocratico, ovvero di un semplice criterio di frazionamento e raggruppamento delle coorti studentesche. Il riferimento è piuttosto alla “Classe” come cellula microsociale, come microcomunità che favorisce la socializzazione, educa alla convivenza, crea le condizioni per lo sviluppo di cittadinanza attiva. Dal punto di vista della didattica, poi, la classe in quanto comunità di apprendimento serve a ribadire la natura profondamente sociale e contestualizzata degli apprendimenti e a vincere la tentazione di pensare che l’autoapprendimento possa validamente surrogare il ruolo dell’insegnante. Al contrario, la centralità della “Classe” ribadisce che l’interazione ai diversi livelli (insegnante-studente, studente-studente) è spazio essenziale di costruzione delle relazioni, della cultura, del vivere civile.

5. Insieme al valore della “Classe”, occorre affermare due principi di fondo su cui costruire la ripresa delle attività nella Fase 3. Essi sono i principi della significatività e della gradualità. La significatività va intesa come il criterio in base al quale selezionare quali attività vadano necessariamente svolte in aula e quali no. In tal senso questo principio rappresenta una delle lezioni imparate dalla crisi: la necessità di non ridurre tutto per forza alla presenza, ma di riconoscere quali attività non ne possano prescindere, con quanto ne consegue in relazione a una possibile revisione del tempo-scuola. Parlare di gradualità, invece, significa fare riferimento a un differente gradiente di presenza in aula correlato con l’indice d’età. L’ipotesi è che il bisogno di presenza sia inversamente proporzionale rispetto all’età evolutiva: nella scuola dell’infanzia e nei primi anni della scuola primaria, il bisogno della presenza è di sicuro maggiore; diviene gradualmente meno stringente, pur restando fondamentale, con il procedere verso i differenti gradi della scuola secondaria.

6. Proprio sulla base di questi principi, si ritiene il ritorno in classe per le classi più basse indispensabile, sia per le questioni attinenti alle famiglie di provenienza (una permanenza a casa dei figli comporterebbe problemi di compatibilità con le attività lavorative, andando a complicare le condizioni già difficili legate alla crisi economica derivante dalla crisi sanitaria) sia per quelle che riguardano la necessità che i più piccoli sperimentino una didattica integrata nella “Classe” a tempo pieno. Per i bambini più piccoli il corpo è strumento essenziale della mediazione didattica e il bisogno di contato visivo, fisico, con l’insegnante risponde a profonde esigenze psicologiche e affettive che un prolungamento della distanza rischierebbe di veder deprivate. Per le classi più alte l’ipotesi è di una soluzione blended (parte di aula, parte di lavoro a distanza) a geometria variabile, secondo dosaggi ponderati in relazione sia alle età sia al tipo di scuola e al contesto territoriale. Anche per queste classi è da sottolineare, però, la necessaria presenza del docente in prima persona che accompagna con la sua autorità il giovane agli impegni che lo aspettano nella società e nella vita civile.

7. Naturalmente in tutti i casi il ritorno in classe dovrà essere posto in relazione con tre fondamentali fattori che hanno a che fare con le garanzie delle condizioni di sicurezza sul piano sanitario. Questi fattori sono: l’esposizione (uso di mascherine e altri dispositivi di protezione individuale e sociale); la prossimità (distanze di sicurezza e conseguente determinazione del rapporto tra ampiezza degli spazi-aula e numero degli studenti da ammettere); l’aggregazione (gestione dei gruppi in luoghi chiusi con quel che ne consegue per quanto attiene alle procedure di entrata e uscita dall’edificio scolastico e di spostamento in esso).

8. L’attenzione ai fattori di cui al punto 7 comporterebbe di assumere decisioni importanti in relazione al dimensionamento delle classi e, di conseguenza, degli organici. La consistente numerosità degli studenti è inversamente proporzionale all’efficacia degli apprendimenti. Se un insegnante deve seguire pochi alunni la possibilità che la sua attenzione sia personalizzata cresce, come aumenta la sua capacità di diagnosticare in tempo reale la difficoltà di apprendimento e di intervenire tempestivamente per ridurla. Si tratta di un principio della didattica indipendente dalle necessità imposte dalla pandemia. Ma certo fare scelte coraggiose in questa direzione (classi da 8/10 elementi) comporterebbe investimenti importanti per aumentare l’organico degli insegnanti e/o una profonda revisione del tempo-scuola ridefinendo, anche sul piano contrattuale, compiti e adempimenti della classe docente. Bisogna tenere, però, anche presente che i prossimi anni vedranno una diminuzione importante del numero degli allievi e che questo numero è facilmente calcolabile anno per anno.

9. Decisiva in questa fase è la formazione dei docenti. In questa prospettiva si tratterebbe di andare oltre l’aggiornamento tecnico, orientato all’uso delle applicazioni e dei dispositivi, e di preoccuparsi soprattutto della didattica, con particolare attenzione alla metodologia della didattica integrata dalla tecnologia, soprattutto, di una didattica a distanza di tipo direttivo-interattivo. Tutto questo, ovviamente, senza trascurare l’aggiornamento disciplinare. La crisi ha dimostrato che la scuola italiana ha carenze nella progettazione didattica (nel nostro Paese gli insegnanti, soprattutto della Scuola Secondaria, non progettano esplicitamente, come invece è obbligo in altri Paesi, come la Gran Bretagna), nella comunicazione in classe (ancora affidata spesso solo a forme di didattica trasmissiva), nella valutazione (soprattutto ancora sommativa, mentre si fatica a sviluppare un’adeguata cultura della valutazione formativa capace di valorizzare correttamente il ruolo dell’errore in funzione degli apprendimenti).

10. La Fondazione “Lincei per la Scuola” dichiara la propria disponibilità a sostenere questo necessario piano di formazione, garantendo coordinamento e supervisione scientifica sia in relazione agli aspetti di contenuto disciplinare che in relazione alla componente metodologica, tanto sul piano delle tecnologie che della didattica. In modo particolare occorre supplire alla preparazione dei giovani (sempre attraverso i loro insegnanti), in quanto soggetti che, per le disuguaglianze sociali, rischiano di soffrire in modo particolare della pandemia da COVID-19; occorre integrare - nella prospettiva della ripresa autunnale - i pacchetti di programmi per l’insegnamento a distanza con indicazioni e con materiali che rispondano in modo soddisfacente e rigoroso alle esigenze di seria preparazione degli studenti; occorre approntare corsi di formazione all’insegnamento online, insegnamento che fino a oggi è stato garantito grazie soprattutto allo straordinario spirito di iniziativa degli insegnanti ma al di fuori di qualunque forma di coordinamento organizzato; occorre fornire alcuni contingenti di strumenti telematici a scuole che, viste le obiettive condizioni di bisogno, rispondano a un apposito bando.

26 maggio 2020

 

 

I pareri espressi dalle Commissioni Lincee rientrano nella loro autonoma responsabilità.

 

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Autore: 
Commissione Scuola
Data: 
26/05/2020
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