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Il socio Rodolfo Sacco, illustre giurista, si è spento nella sua Torino

Date: 
21/03/2022

La mattina del 21 marzo si è spento nella sua Torino il socio Rodolfo Sacco, corrispondente dal 1988 e nazionale dal 1996

Nato a Fossano nel novembre del 1923 Rodolfo Sacco si laureò in giurisprudenza nell’Università di Torino discutendo una tesi di laurea sul concetto di interpretazione del diritto, poi oggetto di pubblicazione, con Mario Allara nella cui severa scuola si segnalò come brillante civilista.

Prima della laurea Rodolfo Sacco si distinse come valoroso comandante partigiano combattendo la lotta per la liberazione nella Val Chisone e scampando, oltre che a molti scontri a fuoco, ad una sicura condanna a morte con una fortunata evasione dal carcere nazi-fascista per riunirsi alla sua formazione sino alla Liberazione, per la quale nel 2016 ha ricevuto la medaglia d'oro.

Vinta la cattedra di diritto privato insegnò presso le università di Trieste e Pavia per rientrare nella facoltà giuridica di Torino ove si riunì a quel gruppo di talentuosi giuristi che avevano condiviso con lui la prima parte della carriera accademica, tra i quali: Giovanni Conso, Marcello Gallo, Gastone Cottino che poi lo raggiungeranno di nuovo nella nostra Accademia.

A Torino Sacco ebbe primieramente la cattedra di diritto privato comparato perché nel frattempo si era dedicato con passione alla comparazione giuridica formando assieme a Gino Gorla e Mauro Cappelletti una triade di maestri che rinnovò l’intera disciplina assicurando alla comparatistica italiana un posto d’onore nel mondo.

Formidabili sono stati gli apporti di Rodolfo Sacco agli studi comparatistici ove l’attrezzatura intellettuale del comparatista è ormai profondamente impregnata dalle Sue idee: dalla analisi della circolazione dei modelli, alla scomposizione dei sistemi in formanti ed altri ancora che sarebbe troppo lungo elencare, ma che trovano posto nelle note Tesi di Trento e nei manuali di Introduzione al diritto comparato e di Sistemi giuridici comparati divenuti classici e tradotti in numerose lingue.

Piuttosto è da ricordare che l’indubbia creatività dei suoi apporti si è nutrita della sua inesausta curiosità intellettuale che lo ha condotto a coltivare studi storici, linguistici, antropologici per poi riversarsi in nuove direzioni di ricerca giuridica verso le quali ha avviato numerosi allievi. Basti segnalare al riguardo le aperture verso la comparazione con i sistemi socialisti, con quelli dell’estremo oriente e, soprattutto con i diritti dell’Africa subsahariana e, ancora, l’avvio degli studi di traduttologia giuridica, cui ha dato fondamento scientifico, e last but not least le ampie ricerche di antropologia giuridica di cui testimoniano opere come Antropologia giuridica (2007) ed il Diritto Muto (2015) anch’esse tradotte all’estero.

Gli studi di frontiera, come amava chiamarli e sui quali organizzò e diresse un importante convegno linceo, non gli fecero abbandonare quelli dedicati al diritto civile italiano da cui era partito e qui si misurò con istituti centrali della disciplina: in particolare con le tematiche del possesso (Il Possesso, giunto alla 3a ed., con Raffaele Caterina) e del contratto (Il Contratto, giunto alla 5a ed., con Giorgio De Nova) alle quali ha dedicato opere trattatistiche costantemente ripubblicate che hanno fatto da spartiacque nella letteratura civilistica italiana ricevendo anch’esse varie traduzioni all’estero.

Fecondo è stato il suo insegnamento e numerosissimi i suoi allievi che sono divenuti docenti universitari. Cosa di cui andava giustamente orgoglioso

L’inesausta attività scientifica e la lunga vita hanno avvalso a Rodolfo Sacco numerosi riconoscimenti che si sono aggiunti alle medaglie al VM conquistate in gioventù, ci si limita a menzionare le lauree h.c. delle Università di Paris 2, Genève, Toulon e Mc Gill, la medaglia conferitagli dall’Academie Internationale de Droit Comparé/ International Academy of Comparative Law, la presidenza dell'International Association of Legal Sciences e la chiamata a far parte di numerose accademie italiane e straniere.

Era però particolarmente affezionato all’Accademia dei Lincei di cui è stato assiduo frequentatore ed animatore per oltre trent’anni sino alla crisi pandemica.

Lo ricorderemo.

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