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Palazzo Corsini nel XIX secolo

Date: 
28/01/2021


 

Palazzo Corsini nel XIX secolo:
luoghi e protagonisti

Tracce e ricordi della vita che si svolgeva nel grande palazzo di Trastevere, prima che venisse destinato a sede della Reale Accademia dei Lincei a partire dal 1883, si trovano tra le pagine di molti documenti: lettere, cronache, descrizioni tratte da censimenti come gli “Stati delle anime”, album di ritratti e caricature, fotografie. Emergono, ad esempio, dal carteggio tra il bibliotecario Alessandro Lazzarini ( che abita stabilmente a palazzo tra il 1813 ed il 1836) ed il principe Tommaso Corsini figure sconosciute, come l’impiegato Antonio Santelli con il quale i rapporti sono conflittuali, e più note come il celebre erudito Filippo Aurelio Visconti , frequentatore presumibilmente della biblioteca o il marchese Sacchetti che nel luglio del 1826, chiede, ed ottiene, per suo figlio il permesso di esercitarsi a cavallo nel cortile del palazzo, anziché nelle cavallerizze pubbliche. Gli “Stati delle anime” descrivono il giro che ogni parroco compiva in occasione della benedizione pasquale e ci raccontano , ad esempio, un palazzo abitato tra il 1836 ed il 1837 oltre che dal principe Tommaso Corsini “vedovo” (era morta nel 1819 la principessa Antonietta ) anche da suo figlio Lorenzo, dalla sua governante Rosa Mazzolti, “vedova di Firenze”, da diversi servitori, un “guardiaportone”, oltre a darci alcune notizie su via della Lungara dove al n. 12 si trovava una casa sfitta, al n. 13 uno spaccio di vino, al n. 15 “una fabbrica di pastarellaro”.

Tra le pagine di un album di caricature realizzate da Filippo Caetani, nobile romano fratello del più noto Michelangelo, spuntano alcune immagini dei Corsini divertenti e non convenzionali. Innanzi tutto quella del principe Tommaso senior raffigurato in piedi, in abiti di gala in un foglio datato 1837, seduto su una sedia in una buffa posizione e poi in un’altra immagine mentre percorre, compunto e solenne le vie di Roma nella sua carrozza “ e par che dorma” come recita la didascalia.

Tra le immagini più evocative quella di una fanciulla vestita di rosa con un abito dalla foggia forse un po’ fuori moda: è Luisa Scotto Corsini, di nobili origini pisane, sposa dal 1826 del principe Andrea. Il commento in calce al disegno - “la Provinciale” - del sarcastico ed irriverente Caetani la lega per sempre all’idea di una vita non serena e fortunata, conclusa proprio nelle stanze del romano palazzo di famiglia a Trastevere. Qui Luisa Scotto si trasferisce insieme al marito Andrea fin dal 1861, dopo la tragica morte in giovanissima età del suo unico figlio Amerigo. Il regno d’Italia nasce in quell’anno ma Luisa e soprattutto il principe Andrea, a differenza del resto della famiglia, sono sostenitori dell’ ancient régime e supportano la politica di Pio IX e Ferdinando IV di Borbone.

Quando nel 1868 anche Andrea muore Luisa Scotto rimarrà a Roma, in forza di una clausola che impone al nuovo erede del titolo e dei beni familiari, il nipote Tommaso Corsini iunior, figlio del cognato Neri, di riservare alla zia un ampio e lussuoso appartamento tra il primo ed il secondo piano del palazzo, con le grandi e luminose finestre che danno sul giardino. Qui Luisa Scotto trascorrerà gli anni della vedovanza chiusa in un profondo riserbo, quasi sdegnoso nei confronti dei nuovi tempi che avanzano – possiamo solo immaginare il suo grande disappunto per gli avvenimenti del settembre 1870 e per l’annessione della Roma pontificia al neonato regno italiano – e qui continuerà a dedicarsi alle opere pie e alle pratiche religiose.

Negli anni in cui abita il palazzo si fa ritrarre, icona severa ed impenetrabile, dal pittore Tommaso Gai nei sontuosi ambienti che oggi ospitano alcune sale della biblioteca su via della Lungara, ambienti che non fatichiamo a riconoscere anche se raffigurati con gli arredi , le decorazioni ed i tendaggi dell’epoca. Tracce del suo soggiorno a palazzo Corsini si colgono anche in altri luoghi: nel cosiddetto “appartamento della principessa” al secondo piano (anche se in realtà la prima principessa ad abitarlo fu Anna Felicia Barberini Corsini, moglie del principe Bartolomeo alla fine del Settecento) o in quello che oggi è il grande ambiente che ospita al secondo piano parte degli archivi accademici e che veniva definito la sala “del parato cinese”. Qui venivano ospitati sontuosi banchetti (è ancora presente nella parete che dà su via della Lungara la grande nicchia che ospitava la piattaia) , come quello descritto nel 1864 da Henry H. d’Idelville , colpito soprattutto dalla collezione di porcellane di Sassonia, la stessa che in ben 14 casse venne imballata e consegnata ai Barberini nel maggio del 1883, quando il palazzo viene venduto allo Stato.

Dopo la vendita Luisa Scotto Corsini rimane nelle sue stanze, sempre più lontana e riservata. Divertente è la lettura di alcune lettere del carteggio di Quintino Sella, Presidente della Reale Accademia dei Lincei fino al 14 marzo 1884, quando muore prematuramente. L’anziana principessa pretende di imporre i propri ritmi e le proprie abitudini ai nuovi abitanti del palazzo, fissando, ad esempio il ricevimento di visite private negli stessi giorni delle sedute accademiche o compiendo interminabili e notturne novene di preghiera nelle chiese romane, costringendo il portiere, in servizio presso l’ Accademia, ad aprire anche molto tardi il pesante portone d’ingresso. Solo la signorilità del Presidente Sella, che più volte scrive di assecondare Luisa Scotto, consentirà una pacifica convivenza tra due ambienti molto diversi tra loro: l’antica nobiltà di stampo papalino e le nascenti istituzioni scientifiche del giovane Stato italiano.

Nel 1888 Luisa Scotto muore e la separazione tra i due mondi, almeno nel microcosmo di palazzo Corsini è definitivamente compiuta. Tommaso Corsini iunior ottiene dal ministro Guido Baccelli l’autorizzazione ad esportare fuori Roma - “senza pagamento di alcuna tassa” – il prezioso mobilio, gli arazzi, le sculture, gli arredi, tra cui sei porte settecentesche dipinte a doppia anta, appartenute “ alla principessa Luisa Corsini nata Scotto”.

 


 

Legenda

Fig. 1 Filippo Caetani Caricatura del Principe Tommaso Corsini, Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, Album Caetani
Fig. 2 Filippo Caetani Caricatura della Principessa Luisa Scotto Corsini Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, Album Caetani
Fig. 3 Ludovico Tuminello, Sala da pranzo al secondo piano di Palazzo Corsini, stampa all’albumina, Archivio Corsini, San Casciano in Val di Pesa (FI)

 

 

 

 

Categoria: 
Approfondimento