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Stampe popolari bella Biblioteca Corsiniana

Date: 
30/04/2021

 

Una collezione di stampe popolari nella Biblioteca Corsiniana 

Nel 1913 il filologo Francesco Novati ricorda, tra le raccolte italiane più interessanti di stampe popolari, quella conservata presso la Biblioteca Corsiniana. A quella data la collezione libraria era confluita da trent’anni nella Biblioteca della Reale Accademia dei Lincei, della quale Novati era socio corrispondente dal 1908. Tra i moltissimi volumi di grande pregio artistico e letterario appartenuti ai Corsini, riccamente miniati ed elegantemente rilegati, il materiale legato all’editoria popolare rischia di essere, a torto, considerato di minore interesse. Si tratta in realtà di una collezione che raccoglie stampe popolari, di carattere sacro (rappresentazioni della vita dei santi, drammi di argomento religioso) e profano (prevalentemente cantari di argomento cavalleresco) edite nel XV e nel XVI secolo, molto rare e spesso conservate in unico esemplare presso la Corsiniana. Sono piccoli volumi, spesso con modeste legature in pergamena, arricchiti da xilografie molto semplici. Tra le pagine di questi libri si nascondono tracce di antichi e misteriosi lettori, probabilmente non famosi, proprio per questo ancora più affascinanti. I titoli di alcuni volumi, suggestivamente definiti “libri di battaglia”, ci raccontano un mondo cavalleresco che, senza le copie conservate dai Corsini, non sarebbe noto.

Il tradimento di Gano contra Rinaldo paladino (Firenze dopo il 1550),  Le frottole composte da più autori( Firenze 1558), La piacevole et bella historia della Nencia da Barberino et della Beca ( Firenze dopo il 1550) sono alcune delle cinquecentine che l’Istituto Centrale per il Catalogo Unico segnala conservate solo nella copia corsiniana..

Tra gli incunaboli, anch’essi molto rari, da ricordare la  Storia dei nobilissimi amanti Paris e Viena nell’edizione del 1482, La storia di Apollonio di Tiro  (1491), Florio e Biancofiore, stampato a Firenze nel 1490, il  Cantare di Fierabraccia ed Ulivieri datato tra il 1487 ed il 1489. Sfogliando le carte di quest’ultimo volumetto scopriamo un alfabeto cifrato con un riferimento ad «Alessandro Duca» ed il grazioso disegno di una testa equina.  Tracce, per ora misteriose, di antichi possessori dell’opera e della sua storia.

Anche leggendo la Storia di Apollonio di Tiro possiamo individuare  quella che sembra essere una nota di possesso da leggere «queso [sic] libro e di sano de bertacio». Sano è probabilmente contrazione per Santo (o anche Sano semplicemente), Bertacio è un nome attestato fin dal Quattrocento nell’Italia centro-settentrionale. Non sappiamo chi è Sano (o Santo) di Bertacio,  ma possiamo immaginare che molto amò  questo romanzo d’avventura popolare nel Medioevo e nel Rinascimento.

Tra gli  incunaboli più noti ed interessanti è Guerino il meschino di Andrea da Barberino, stampato a Padova nel 1473. Quella corsiniana è  unica copia di questa edizione presente in Italia, purtroppo mutila del primo fascicolo.  Il volume ha subito un pesante restauro in tempi moderni, ma nel frontespizio si apprezza ancora la bella iniziale dorata con decorazioni vegetali.

Particolarmente interessante è anche la copia veneziana del Persiano figliolo di Altobello presente in questa edizione del 1493 in soli due copie in Italia. Nel frontespizio spicca un colorato disegno di guerriero, di profilo, accompagnato dalla scritta Il roverso dell’Ariosto: cum gratia et privilegio. Il termine “roverso” è ampiamente attestato con il significato di “contrario”. Persiano quindi è l’antieroe cavalleresco  e l’ arguto possessore del volume  ne  paragona, non senza ironia, le avventure  con l’opera ariostesca, la più nota e letta di quel filone letterario.

Su molti volumi di argomento cavalleresco spicca, quasi sempre nel frontespizio, un piccolo timbro: si tratta di un piccolo albero, dalla ricca chioma, che ha un serpente arrotolato lungo il tronco. Nulla sappiamo del misterioso personaggio  che mise insieme una collezione così originale, ma forse l’ipotesi che possa trattarsi del canonico  Antonio Maria Biscioni (1674-1756), custode della Biblioteca Laurenziana, amico e corrispondente di Bottari, vicino al circolo di intellettuali fiorentini che frequentavano palazzo Corsini, bibliofilo e collezionista non è così lontana dalla verità. Non solo le sue lettere nel ricco carteggio con Giovanni Gaetano  Bottari ci raccontano del suo interesse verso questo genere di letteratura e di un incessante scambio di libri negli anni  Trenta e Quaranta del XVIII secolo  con il monsignore fiorentino e con  suo fratello Guido, residente nel palazzo della Lungara negli stessi anni, ma anche la presenza del serpente (o biscia) nel piccolo timbro sembrerebbe riportare al cognome del canonico, secondo la logica degli “stemmi parlanti”.

Anche le stampe popolari di carattere sacro arricchiscono i fondi della biblioteca Corsiniana. Ne è un esempio la Rappresentatione di Sancta Orsola vergine et martyre, stampata a Firenze nel 1516, nota in soli due esemplari, o La Rappresentatione della Regina Hester, stampata a Firenze nel 1558.

A partire dalla fine dell’Ottocento i generi letterari legati alla letteratura popolare registrano  un rinnovato interesse, anche in virtù degli studi del citato Francesco Novati e ancora prima dello storico della letteratura  Alessandro D’Ancona. 

Entrambi gli studiosi furono soci corrispondenti della Reale Accademia dei Lincei  D’Ancona fin dal 1885) e forse proprio questa circostanza è all’origine della segnalazione della Corsiniana tra le biblioteche più ricche di stampe popolari nel 1913. Si inaugura così, all’inizio del Novecento, una tradizione di studi che tende al riconoscimento della rarità e preziosità del patrimonio corsiniano. In una miscellanea di stampe popolari di argomento sacro e profano si legge una veloce nota a matita: «studiato da mons. Accurti».  Si tratta di Tommaso Accurti (1862-1946), bibliografo ed incunabolista, che nella prima metà del Novecento frequenta  evidentemente la biblioteca e si aggiunge ad una generazione di intellettuali e studiosi particolarmente attenta a questa tipologia di materiali, che trovò tra gli scaffali della Corsiniana un ricco ed inesplorato patrimonio.

 


 

Legenda

Fig. 1 Cantare di Fierabraccia ed Ulivieri Firenze, 1487-89 (Cors. 51 C 32)
Fig. 2 Apolonio de Tiro historiato et novamente ristampato, Venezia, 1577 (Cors 131 C 14)
Fig. 3 Persiano figliolo di Altobello, Venezia, 1493 (Cors. 51 A 25)

 

 

 

 

Categoria: 
Approfondimento