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Piano quadriennale 2024-2027 per la Ricerca pubblica

Date: 
Tuesday, 5 September 2023

UNA OCCASIONE DA NON PERDERE

 

La ricerca, sia quella pura che quella applicata, è il migliore e più efficiente moltiplicatore economico. Là dove gli esecutivi hanno stimolato e valorizzato la ricerca, gli effetti della globalizzazione e della rivoluzione digitale sono stati governati. In quei Paesi il PIL è cresciuto assieme alla qualità della vita e si è salvato anche il sistema del welfare. Il tutto perché grazie alla ricerca è stato possibile anticipare il futuro e innovarsi. Due processi che hanno come presupposto quello di avere un sistema Paese che dia la possibilità alle menti migliori di indagare sul presente, elaborare teorie, testarle e, se tutto funziona, trasformarle in innovazioni. Un obiettivo complesso in cui è essenziale – come dimostrano le esperienze degli altri Paesi europei - la regia dei governi, che devono dare fiducia, sicurezza e stabilità a chi decide di impegnarsi nella ricerca, in particolare in quella pubblica.

L’Italia storicamente ha avuto (ed ha) scienziati, ricercatori e innovatori eccellenti, grandi individualità che hanno conquistato il mondo. Ma non è dalle botteghe artigianali che si può costruire un sistema Paese.

I fondi destinati alla ricerca dal PNRR sono un’occasione unica per far entrare l’Italia in una nuova era. Grazie ad essi sono stati assunti giovani, data una prospettiva ai progetti, consolidato lo scambio di informazioni ed esperienze. Il Piano europeo ci ha posto, per investimenti e capacità di progettazione, allo stesso livello degli altri grandi Paesi dell’Unione. Finalmente la nostra ricerca pubblica è in grado di competere con quella degli altri membri del G7. Fino ad ora lo abbiamo fatto in modo scoordinato e senza dare sicurezza e stabilità ai nostri ricercatori. Molti dei quali, dopo essersi formati in Italia e aver ottenuto i primi risultati nelle nostre università, sono andati all’estero per trovare certezze. I fondi del PNRR consentono un cambio di passo e porteranno gli investimenti in ricerca pubblica allo 0,75% del Pil ma finiranno nel 2026 e in pochi anni, senza un congruo aumento strutturale delle risorse, si tornerà a livelli lontani dalla media europea.

Ugo Amaldi e Luciano Maiani, sostenuti da molti scienziati e dall’Accademia dei Lincei, hanno proposto un piano per trasformare la “straordinaria” opportunità del PNRR in una “ordinaria” rivoluzione per la ricerca italiana. La proposta, spiegata in dettaglio nel documento allegato, consiste nel rendere strutturale l’investimento previsto dal Piano europeo con un impegno di 6,4 miliardi di euro nel quadriennio 2024-2027. Una cifra importante, ma irrisoria se consideriamo gli effetti che può generare. L’idea è stata discussa e condivisa con il governo Meloni e, in particolare, con i ministri Bernini e Giorgetti.

Sta arrivando il momento delle scelte. La prossima legge di Bilancio – un atto importante per il futuro dell’Italia -  ha l’opportunità di realizzare una riforma strutturale. Il governo e tutte le forze politiche sappiano che il ‘Piano quadriennale 2024-2027 per la Ricerca pubblica’ è un’occasione da non sprecare.

Category: 
istituzionale