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La Ministra Bonetti all'Accademia dei Lincei

Date: 
14/01/2022

Accademia Nazionale dei Lincei

Conferenza Istituzionale - Ministra Elena Bonetti

Nel corso del suo intervento all’Accademia Nazionale dei Lincei  sul tema Il gusto del futuro. Riforme e politiche integrate per le pari opportunità e le famiglie, Elena Bonetti, Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia ha detto, tra l’altro,: «Il compito della politica è saper intuire il futuro. Un compito che si deve svolgere tramite una profonda alleanza con il mondo della scienza ed è per questo che oggi proprio qui, lo richiamo con forza. E questo per potere prevedere, intuire e precedere i movimenti della storia. Draghi ha detto più di una volta, al di là del nostro governo, che occorre far rinascere il “gusto del futuro”: un’espressione molto felice, non solo per la sua efficacia empatica, ma perché definisce un criterio di orientamento per le azioni delle istituzioni e del governo». E ancora: «Stiamo vivendo un’esperienza storica del tutto inedita, quella della pandemia, che ha modificato con così grande profondità le dinamiche personali e sociali, economiche e lavorative nonché il dialogo tra la scienza e la politica. Questa stessa Accademia ha contribuito in modo significativo a un processo di consapevolezza, per esempio per la fase decisionale anche molto concreta della gestione emergenziale. Oggi è il tempo di questa responsabilità, ovvero di una politica che dismetta l’attenzione solo alla tecné, la parte solo amministrativa, e si concentri pure sulla polis, consapevoli che le due parti devono integralmente lavorare con un nuovo metodo. Due sono le parole nuove da mettere in campo: mediazione e riforma. Nell’ambito di cui mi occupo, le politiche delle pari opportunità e familiari sono state negli anni caratterizzate da uno scontro ideologico e questo ha prodotto una situazione di stallo. Le tre macro fragilità attuali sono l’elemento della denatalità, quello delle disuguaglianze – di carattere sociale, territoriale, educative – all’interno del quale c’è quello della disuguaglianza di genere che è uno dei temi più forti. Questi punti di fragilità indeboliscono l’intera struttura del Paese. Nel 2020 la differenza tra nati e morti non ha avuto eguali nell’ambito della storia italiana, si è avuto un danno demografico maggiore di quello dei due conflitti bellici mondiali. Nel 2019 avevamo raggiunto il livello del 1918 quindi non è la pandemia che ha provocato un danno alla popolazione come dato demografico: è un processo di declino che si sta attuando e che naturalmente ha avuto un’accelerazione nell’ambito del momento tragico che abbiamo vissuto. In Europa siamo ultimi come indice di fecondità. Ovviamente che diminuisca la popolazione attiva e aumenti quella inattiva è un danno evidente per il welfare perché il saldo non regge e non occorre ricordare che siamo uno dei Paesi con il debito pubblico più alto in Europa. Ma c’è anche un altro elemento più profondo: un Paese che si priva di una forza innovatrice (cervelli, manualità, creatività, talenti) è un Paese che non ha la forza principale quella del cosiddetto capitale umano, espressione che non amo, ma che rende bene l’idea. È chiaro che questo è il grande problema che dobbiamo affrontare. Il tema delle disuguaglianze di genere, che ha in sé una questione di giustizia, è anche un tema di sviluppo economico e sociale. Quali sono le nuove risposte che stiamo cercando di mettere in campo? La chiave di volta è non rendere antitetico come è stato finora, la realizzazione delle donne e la natalità, fatto che ha portato la donna ad essere il soggetto della gestione dei carichi familiari da una parte, totalmente dedicate alla cura dei figli, dall’altra a donne che han rinunciato a questa parte di vita per il lavoro. Questo modello ha generato politiche frammentate e distinte in entrambi gli obiettivi perché siamo ultimi in Europa per numero di figli nati e ultimi per numero di donne che lavorano. La vicina Francia che ha fatto scelte di politiche integrate, è prima in Europa su entrambi i fronti. Oggi abbiamo ridisegnato le politiche di sostegno alla maternità e di promozione del lavoro femminile perché queste due dinamiche o vengono intergrate oppure non danno una risposta efficiente. L’altro elemento di multidimensionalità è quello temporale: le politiche messe in campo devono avere un forma strutturale che attivi processi di progettazione personali e collettivi. La logica dell’assegno unico e universale del Family act per i figli è una logica che stabilisce uno strumento che è sia stabile che chiaramente identificabile da parte del cittadino».

A conclusione dei lavori, l’accademia si è impegnata a organizzare un convegno internazionale sulla natalità.

 
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