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Ricordi

Il Socio Martelli, esperto di Virologia vegetale, mancato nel 2020 in un ricordo recente

Date: 
Monday, 13 March 2023

Giovanni Paolo Martelli passed away on 8 January 2020 [1], nine days short of his 85th birthday. Giovanni was a brilliant scientist of great integrity and honor. He was born in Palermo, Sicily, Italy, on 17 January 1935. After attending high school in Bari, Puglia (Apulia), Italy, he enrolled at the University of Bari, from which he graduated cum laude in Agricultural Sciences in 1956. In 1957, he joined the University of Catania, Sicily, Italy, for eight months as a Voluntary Assistant of Plant Pathology and a Fellow of CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche [the National Research Council]). He joined the University of Bari in 1958 as a Volunteer Assistant Plant Pathologist and rose through the professional ranks, achieving the rank of Full Professor in 1973 [2]. In 1975, Giovanni and Ahmed first met during Giovanni’s one-day visit to the Plant Virology Laboratory, U.S. Department of Agriculture, Beltsville, Maryland, and their friendship flourished for 45 years.

At the beginning of his scientific career, Giovanni had acquired highly significant knowledge of Plant Pathology. In the 1950s, he investigated the biology and control of plant pathogenic fungi that infect olive trees, grapevine, fruit and vegetable crops, and described new micromycetes and diseases [2]. At a young age, he immediately realized the importance of international exchange and collaboration for scientific and cultural advancement. As a result, Giovanni spent sabbaticals at the Institute of Botany, University of Liverpool, England, UK (1960); the Department of Plant Pathology, University of California (UC), Davis, CA, USA (1961–1963); and the Scottish Crop Research Institute, Invergowrie, Dundee, Scotland, UK (1964). His sabbatical at UC, Davis represented a scientific turning point: working under the supervision of the internationally renowned Dr. William B. Hewitt, who is known as the father of grapevine virology, Giovanni gained knowledge and experience in grapevine viruses and virus diseases and developed great interest in plant virology [2]. In 1958, Dr. Hewitt discovered nematode transmission of the soil-borne grapevine fanleaf virus [3]. Consequently, at Davis, Giovanni also studied agricultural nematology, and was among the initiators of research on the Italian nematode family Longidoridae. Upon his return to the Institute of Plant Pathology at Bari in 1963, Giovanni established the Plant Virology Laboratory to study viruses and virus diseases of economically important vegetable plants, as well as grapevines and fruit trees such as citrus, stone fruit, olive and fig. The Plant Virology Laboratory quickly became nationally and internationally eminent under Giovanni’s leadership.

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(Copyright: © 2023 by the authors. Licensee MDPI, Basel, Switzerland. This article is an open access article distributed under the terms and conditions of the Creative Commons Attribution (CC BY) license (https:// creativecommons.org/licenses/by/ 4.0/).)

 

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Giuseppe Cacciatore, autorevole protagonista del dibattito filosofico in Italia, mancato a Salerno il 2 marzo 2023

Date: 
Friday, 3 March 2023

Nato a Salerno il 2 dicembre del 1945, e formatosi nella Università di Roma-Sapienza Giuseppe Cacciatore è stato uno dei più autorevoli protagonisti del dibattito filosofico in Italia negli ultimi decenni.

Aderente alle posizioni dello storicismo critico-problematico, ripensato in termini originali, Cacciatore è stato uno storico della filosofia di alto livello, con interventi che toccano momenti centrali della filosofia europea dall’umanesimo sino al XX secolo, come testimonia l’ampia bibliografia degli scritti recentemente pubblicata, nella quale si rispecchia un’intera vita di lavoro, mai vissuta in “ozio stupido” per citare l’espressione famosa di un filosofo da lui molto amato, Benedetto Croce.

Coltivando un ampio spettro di interessi storici- animati dai problemi teorici propri della sua concezione dello storicismo- Cacciatore si è concentrato ,per quanto riguarda l’Italia su Vico-è stato presidente del Centro di studi vichiani- con interpretazioni che hanno avuto vasta e significativa fortuna anche fuori di Italia, specie in Germania, e su Giordano Bruno, oltre che su Croce ,Labriola e Gramsci ; per quanto riguarda il pensiero tedesco su Dilthey, al quale ha dedicato lavori che oggi sono dei veri e propri classici nella storiografia su quell’autore ;nell’ambito del pensiero in lingua spagnola - che è stato specie negli ultimi anni al centro dei suoi interessi- ha studiato in modo particolare Zubiri, mettendone ,fra l’altro ,in rilievo le sintonie con il pensiero di Dilthey, e ha scritto un importante lavoro su Ortega y Gasset.

Secondo un tratto proprio della sua generazione, Cacciatore ha partecipato in modo attivo al dibattito pubblico del nostro tempo, assumendo anche importanti incarichi istituzionali sia nella sua città, come consigliere comunale e presidente della Società salernitana di storia patria , sia nell’Università di Napoli nella quale ha ricoperto funzioni assai rilevanti . È stato un prezioso punto di riferimento per decenni della comunità italiana degli storici della filosofia anche come Presidente della loro Società e ha svolto con grande impegno una importante attività come analista e commentatore politico dei principali eventi e momenti della recente storia del nostro paese.

Con lui si allontana da noi una figura che ha saputo lasciare un’orma importante in tutti quelli che l’hanno conosciuto, anche nella Accademia dei Lincei ,alla quale era profondamente legato, e nella quale ha impegnato molte delle sue migliori energie facendo valere le sue ragioni con una non comune capacità di comprendere le ragioni degli altri- la cifra più profonda della sua personalità.

3 marzo 2023

(il Linceo Giuseppe Cacciatore è mancato a Salerno il 2 marzo 2023)

 

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Luigi Pasinetti, Maestro dell’economia politica, scomparso a Milano il 31 gennaio 2023

Date: 
Tuesday, 31 January 2023

Luigi Pasinetti (1930-2023) è stato socio linceo corrispondente dal 1986 e socio nazionale dal 1993.
La sua appartenenza alla nostra Accademia fu sempre molto attiva in quanto egli era profondamente convinto che questa eccellente Istituzione fosse non solo un Simbolo storico del progresso scientifico e culturale ma anche un Presidio del sapere nella libertà e nel pluralismo della ricerca oltre quelle che in taluni casi appaiono correnti prevalenti

1. Tre eventi lincei emblematici e l’impostazione scientifico-culturale
In un breve ricordo non è possibile rievocare i suoi contributi all’attività specifica ai Lincei che nella sua durata di quasi 40 anni speriamo possa essere valutata in seguito ma tre eventi vanno ricordati per il loro carattere emblematico.
Uno è il dibattito nel 2008 sul volume di Pasinetti «Keynes and the Cambridge Keynesians A ‘revolution in economics’ to be accomplished» coordinato dal Linceo Cozzi ed al quale sono intervenuti vari soci lincei italiani ed anche dei soci lincei stranieri, William Baumol e Robert Solow.
Un secondo è il Convegno del 2009 «Gli economisti post-Keynesiani di Cambridge e l’Italia» (Atti dei Convegni Lincei n.261) al quale parteciparono 22 relatori italiani, tra i quali tanti soci lincei di allora e tanti che divennero tali successivamente. Fu un Convegno che rimane un momento importante del pensiero economico italiano ben lontano da autarchie nazionali. .Pasinetti fu uno dei promotori e animatori del Convegno.
Un terzo è la presentazione nel 2014 del volume «Catalogue of the Library of Piero Sraffa» (curato da Giancarlo de Vivo per la Fondazione Luigi Einaudi e la Fondazione Raffaele Mattioli). Allo stesso parteciparono come relatori vai soci lincei (Cozzi, Lunghini nonché lo scrivente e tre allievi di Sraffa, John Eatwell, Luigi Pasinetti e Amartya Sen (tutti lincei). Chi conosce la storia noterà anche i nomi delle fondazioni :quella Einaudi (Linceo) e maestro di Sraffa (Linceo) nonché quella Mattioli (amico di entrambi). Nell’opera scientifico-culturale di Luigi Pasinetti (come ho argomentalo oggi su «Il Sole 24 Ore» nell’articolo «Pasinetti, un innovatore della teoria economica fedele al rigore analitico») assai noti sono i suoi contributi fondamentali all’analisi economica sulle teorie della crescita con cambiamenti strutturali e sulla distribuzione del reddito. Nel suo lavoro non ha mai perso di vista la storia dell’analisi economica, con particolare riferimento agli economisti classici dell’Ottocento per la loro visione delle dinamiche di lungo periodo. Pur rispettando la genialità di vari economisti neoclassici e marginalisti, egli ne ha criticato gli approcci meccanicistici riferiti ai mercati e agli individualismi a fronte della complessità dei processi dello sviluppo economico. L’innovatività dei suoi contributi l’ha così portato a un rilievo internazionale indiscusso anche da parte di altri grandi economisti che ebbero con lui forti, ma sempre rispettosi, dibattiti.

2) Una formazione Italo-Cantabrigense ma anche cosmopolita
La sua formazione iniziò con la laurea in Economia e Commercio all’Università Cattolica (1954) dopo la quale – anche per incoraggiamento del suo maestro Siro Lombardini – andò nelle maggiori università internazionali per le scienze economiche. Con borse di studio, tra cui due prestigiosissime borse Stringher della Banca d’Italia, studiò a Cambridge, Harvard, Oxford. Nel 1960, appena trentenne, diventò fellow del Nuffield College di Oxford e l’anno successivo (chiamato da Richard Kahn, un autorevolissimo allievo di Keynes), divenne fellow del King’s College di Cambridge. Conseguì il PhD in Economics a Cambridge con una dissertazione su A Multi-Sector Model of Economic Growth che diventerà, anche per gli sviluppi successivi, un riferimento cruciale per generazioni di economisti. A Cambridge rimase principalmente dal 1961 al 1973, diventando nel 1961 lecturer prima e poi reader in Economics. Solo Piero Sraffa (tra i cui allievi vi fu anche Garegnani) raggiunse prima di lui questi traguardi, allora difficili per italiani espatriati.
Questi risultati venivano dalla stima ch’egli si conquistò con opere molto innovative, ma anche per una personalità garbatamente determinata nelle sue tesi, talvolta in dialettica con i maggiori economisti di Cambridge tra cui vari allievi di Keynes (Kahn, Kaldor, Robinson) e altri tra cui Sraffa e Goodwin. Tutti accademici di prestigio che videro in Pasinetti un economista che poteva proseguire nella “linea classica e keynesiana”, innovando nella teoria economica dinamica con grande rigore analitico.
Pasinetti, pur avendo già una posizione di grande rilevo internazionale, non abbandonò mai l’Italia dove era il suo primo “maestro” Siro Lombardini con il quale mantenne sempre stima e amicizia. Nel 1964 vinse la cattedra alla Cattolica dove, alternandosi con Cambridge, insegnò fino al 1976, anno nel quale ritornò definitivamente in Italia. Molti economisti italiani ebbero il privilegio di andare a Cambridge dagli anni ’60 grazie ai suoi affidavit e così molti divennero suoi allievi e poi suoi colleghi in Italia. Alla Cattolica insegnò econometria e analisi economica con un rigore accademico ammirabile per la sua attenzione alle tesi di laurea e ai suoi collaboratori. Il suo prestigio internazionale ha dato molto agli economisti italiani con i quali dialogò anche come presidente della Società Italiana degli economisti e come “Linceo”, dove trovò maestri di tante generazioni tra cui Paolo Sylos Labini.
Pasinetti fu anche cosmopolita sia perché ebbe allievi sparsi per tutto il mondo e tenne conferenze ma anche consistenti periodi di docenza in molto Paesi dalla Amarica Latina al Giappone.
Impressiona vedere nei volumi dedicati alle sue ricerche la varietà degli studiosi e della loro collocazione multinazionale.

3) Un Maestro dell’economia politica collocata nella storia
Chi l’ha conosciuto o gli è stato allievo e collega lo ha ammirato non solo per la magistrale competenza, ma anche per il suo tratto privo di quella supponenza che poteva derivare dalla sua caratura scientifica. I maestri di Pasinetti videro in lui un economista che avrebbe potuto proseguire nella linea classica e keynesiana, innovando nella teoria economica dinamica. Egli è andato oltre, evidenziando che l’economia politica non è solo analisi astratta di ipotetici fenomeni economici razionali, ma analisi di quella complessa realtà in continuo cambiamento dato dallo sviluppo economico, dove le politiche e la società, le innovazioni e le istituzioni svolgono un ruolo fondamentale. Ciò è dimostrato dai molti dibattiti ch’egli ebbe con altri economisti tra i quali vanno emblematicamente ricordati quelli che Pasinetti ebbe con vari premi Nobel (cifra “simbolica” dell’eccellenza) come Paul Samuelson e Robert Solow. Ben oltre a questo la sua caratura scientifica è confermata dai molti scritti sulle sue teorie e dalla traduzione in tante lingue dei suoi volumi. Pasinetti non se ne fece mai vanto, ma spetta a chi viene dopo non dimenticare un Maestro di integrità scientifica e dedizione allo sviluppo della conoscenza.

2 febbraio 2023
AlbertoQuadrio Curzio

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Il Socio Mario Rosa, storico, scomparso a dicembre 2022

Date: 
Monday, 2 January 2023

Il 24 dicembre 2022 si è spento serenamente Mario Rosa, socio corrispondente (dal 2006) e poi (dal 2015) socio nazionale dell’Accademia dei Lincei (Classe di scienze morali), professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa dove aveva insegnato Storia Moderna per circa venti anni (dal 1989 al 2007) ed aveva assunto l’incarico di vicedirettore dal 1994 al 1998.

Nato a Napoli nel 1932, aveva compiuto la sua formazione universitaria alla Scuola Normale tra il 1951 e il 1955 e in quegli anni, come rievocava nella sua intervista a «Società e Storia» (Percorsi di ricerca nella storiografia italiana del Novecento, a cura di Niccolò Guasti,2020/169, pp.577-608), aveva maturato «un forte interesse per il nesso tra politica e religione» e l’esigenza «di riflessione sul ruolo storico della religione cattolica nell’età
moderna» (p. 579), scelte tematiche e problematiche alle quali resterà fedele pur nella varietà degli approcci e delle esperienze di ricerca che si sarebbero susseguiti nel lungo e mosso percorso della sua vita di studioso. In modo appassionato il giovane Mario Rosa partecipò alla fase complessa e anche tormentata attraverso la quale il progetto di Dizionario Biografico degli Italiani, elaborato dall’Enciclopedia Italiana tra gli anni Venti e Trenta, si materializzava nel 1960 con l’uscita dei primi volumi dell’opera (Marcello Verga, «Il Dizionario si farà». Note per una storia del Dizionario Biografico degli Italiani, in Religione, cultura e politica nell’Europa dell’età moderna. Studi offerti a Mario Rosa dagli amici, a cura di Carlo Ossola, Marcello Verga, Maria Antonietta Visceglia, Firenze, Olschki, 2003, pp. 3-39). Rosa, che aveva conseguito il diploma in Normale nel 1955, divenne infatti nello stesso anno
uno dei redattori del Dizionario, allora diretto da Fortunato Pintor e Arsenio Frugoni, esercitando questa funzione per sette anni fino all’inizio del 1963. Risalgono a quel periodo biografie da lui elaborate per l’opera di cui era redattore che rimangono saggi esemplari e fondativi come il profilo del Generale della Compagnia di Gesù, Claudio Acquaviva, o quello di alcuni pontefici (Adriano VI, Alessandro VII, Benedetto XIV). Soprattutto la lunga
esperienza nel Dizionario che rimase un’opera alla quale Rosa restò profondamente legato precisò il suo scrupolo per l’esattezza filologica, accrebbe la sua capacità di dominare fonti assai diversificate e di spaziare tra epoche diverse, affinò il suo gusto, già maturato in Normale, per la ricerca erudita e per la storia della cultura politica. Nella prima metà degli anni Sessanta pubblicava infatti saggi importanti sull’erudizione toscana del Settecento, sulla
‘fortuna’ settecentesca di Machiavelli (Dispotismo e libertà nel Settecento. Interpretazioni ‘repubblicane’ di Machiavelli, Bari, Dedalo 1964, 2ed. Pisa 2005) e intraprendeva una lunga riflessione su Muratori e sull’erudizione muratoriana che resterà uno dei suoi più importanti filoni di ricerca. 

La carriera accademica di Mario Rosa prese inizio in due università del Mezzogiorno: a Bari e a Lecce, la giovane università del Salento allora molto aperta nell’accogliere studiosi provenienti da altre sedi. A Lecce Rosa ebbe il suo primo incarico di docente di Storia a Magistero nel 1966 e insegnò poi fino al 1972 Storia Moderna presso la Facoltà di Lettere.

Assunse quindi a Bari dove già era stato reclutato come assistente di Pasquale Villani nel 1963 la sua prima cattedra di professore ordinario restando nella città pugliese fino al 1978. Fu quello barese un periodo assai significativo della biografia intellettuale di Mario Rosa. In una Facoltà molto vivace e articolata insieme a Pasquale Villani divenne punto di riferimento di una generazione di allora giovani studiosi di storia politico-sociale dell’età moderna ansiosi di uscire dalla ancora dominante temperie dello storicismo crociano e di proporre letture alternative della storia del Mezzogiorno.

Gli interessi di Mario Rosa per la cultura illuministica e per la storia religiosa si incrociarono in un approccio originale alla storia della Chiesa e del potere politico. Ritagliandosi un suo spazio accanto ai filoni dominanti di storia della ‘Riforma cattolica’ o di ‘storia della pietà’ Rosa lanciò un cantiere di ricerca sulla storia delle istituzioni ecclesiastiche, sul ruolo di queste ultime nelle strutture urbane (discutendo il paradigma della ‘religione cittadina’), sul loro rapporto con i poteri locali feudali e con le magistrature centrali dello Stato. Presero corpo allora i suoi saggi fondamentali sul giurisdizionalismo e l’organizzazione ecclesiastica del Regno di Napoli, sulla geografia diocesana, sulla fiscalità pontificia e sul drenaggio di ricchezza che rappresentava per il Mezzogiorno, studi analitici che anni dopo sarebbero confluiti in un complesso quadro d’assieme elaborato per la Storia d’ Italia Einaudi (La Chiesa meridionale nell’età della Controriforma, in Annali 9, La Chiesa e il potere politico, a cura di Giorgio Chittolini e Giovanni Miccoli, Torino, Einaudi 1986, pp. 293-345). In questo contesto si inserisce già dal 1966 la sua collaborazione al progetto CNR dell’Atlante storico italiano del quale per l’età moderna era responsabile Marino Berengo e al quale Villani e un gruppo di suoi allievi lavoravano per l’elaborazione di una rappresentazione cartografica della feudalità. Mario Rosa propose di affiancare carte concernenti per il periodo 1580-1630 le istituzioni ecclesiastiche secolari e le strutture caritative assistenziali. Il progetto Atlante non
fu completato per ragioni burocratiche e finanziarie (Angelo Massafra, Il «Laboratorio» dell’Atlante Storico Italiano: un bilancio ancora aperto, in Religione, cultura e politica, pp.41-73). Produsse tuttavia una straordinaria raccolta di dati archivistici, saggi e Quaderni, fu occasione per collaborazioni internazionali con storici austriaci, francesi e polacchi che tentavano esperienze analoghe, soprattutto rappresentò per Mario Rosa l’approdo duraturo a una visione spaziale dei fenomeni storici laddove nella nostra cultura storica ‘nazionale’ assai tenue era l’interazione storia –geografia e l’interesse alla cartografia storica.

Mario Rosa è stato uno storico assai aperto all’ascolto delle voci plurali del dibattito storiografico. Lo ritroviamo dal 1970 al 1977 nel comitato di redazione di “Quaderni Storici”, diretto da Alberto Caracciolo e Pasquale Villani, dal 1978 al 1988 nel comitato scientifico della medesimo rivista che si fece in quegli anni interlocutrice non passiva delle “Annales ESC”; fece parte della redazione di “Società e Storia” dalla fondazione (nel 1978) alla metà degli anni Ottanta e dal 1988 è stato membro del comitato direttivo e poi dal 2002 direttore della “Rivista di Storia e Letteratura Religiosa”.

Nel 1978 Mario Rosa lasciò Bari per l’Università Pisa, per passare poi alla Facoltà di Lettere dell’Università di Roma ‘Sapienza’ ove insegnò Storia Moderna dal 1984 al 1988 tornando a Pisa ma alla Scuola Normale nel 1989 dove avrebbe concluso la sua attività di docente.

Questa mobilità, segnata anche da intensi contatti a livello internazionale soprattutto con la storiografia francese, riorientarono i suoi interessi verso una ripresa degli studi sul rapporto tra cattolicesimo e Lumi (Cattolicesimo e lumi nel Settecento italiano, Roma, Herder 1981), sul giansenismo come fenomeno europeo, sulla cultura politica della Curia romana tra Cinque e Seicento (La Curia romana nell’età moderna Istituzioni, cultura, carriere, Roma, Viella 2013) e favorì anche un’attenzione nuova, in un dialogo costante tra storia sociale e storia religiosa, ai temi della marginalità, del pauperismo, dell’assistenza nonché allo studio della pratica religiosa e dell’esperienza concreta del gesto devozionale.

Nel ricordare Mario Rosa, maestro per diverse generazioni di storiche e storici italiani, oltre che riconoscergli la capacità di dissodare ambiti di ricerca tra loro diversificati senza mai cadere nell’eclettismo e di spaziare nei diversi secoli di una lunga età moderna, dobbiamo rendergli atto di una disponibilità non consueta a confrontarsi con indirizzi storiografici assai distanti da quelli dominanti nella fase della sua formazione: con la storia sociale anche nella sua variante microstorica e con la storia di genere alla quale riconosceva dignità e meriti, riflettendo con straordinaria finezza sul mondo religioso femminile (La religiosa, in L’uomo barocco, a cura di Rosario Villari, Roma- Bari, Laterza, pp.219-267).

Una attitudine intellettuale che era anche non comune apertura umana nella quale ironia e discrezione si fondevano diventando cifra della sua personalità.

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Il Socio Helmut Moritz, pilastro della Geodesia, scomparso a Graz

Date: 
Saturday, 22 October 2022

Annunciamo con dolore la scomparsa di Helmut Moritz, all’età di 89 anni, socio straniero della nostra Accademia dal 1974.

Helmut Moritz è stato un pilastro della Geodesia a livello mondiale per più di 50 anni. Le sue idee, in particolare sulla determinazione della figura della Terra e del suo campo di gravità hanno ispirato ricerche di Geodesia ancora dopo decenni dalla loro formulazione. Il suo libro “Physical Geodesy“, scritto nel 1967 con W.A. Heiskanen è tutt’ora un testo didattico imprescindibile per il settore. Innumerevoli i suoi titoli accademici; 13 le Accademie, in 12 paesi, di cui è stato membro. Importante il lavoro organizzativo svolto per l’avanzamento della Geodesia; scuole internazionali, simposi convegni. Ci limitiamo qui a ricordare la presidenza dell’Associazione Internazionale della Geodesia dal 1979 al 1983 e successivamente dell’Unione internazionale di Geodesia e Geofisica. Moritz è stato anche un linguista eccezionale; di madre lingua tedesca, conosceva bene l’Inglese, il Francese, l’Italiano, lo Spagnolo, il Russo ed il Polacco.

Negli ultimi anni Helmut Moritz si è impegnato anche in campi assai differenti, dall’esecuzione di concerti per organo all’esplorazione di argomenti più filosofici come nel suo ultimo libro “Science, Mind and the Universe: an Introduction to Natural Philosophy “.

Con Moritz sparisce una figura eroica della scienza del ‘900.

(Graz (Austria), il 22 ottobre 2022)

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Il Socio Tullio Pozzan, emerito di Patologia generale, si è spento il 15 ottobre

Date: 
Monday, 17 October 2022

Tullio Pozzan, socio dell’Accademia dei Lincei e dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, e professore Emerito di Patologia Generale dell’Università di Padova si è spento serenamente nel pomeriggio del 15 ottobre 2022. Era nato a Mestre (Venezia) nel 1949 in una famiglia in cui si respirava medicina tanto che, dopo la maturità, si iscrisse a Medicina e Chirurgia. Molto presto capì di essere molto interessato alla biochimica ed alla fisiologia e si laureò nel 1973 con una tesi sulla fisiologia dei mitocondri elaborata sotto la guida del Prof. G. Azzone nell’Istituto di Patologia Generale dell’Università di Padova. Questi studi proseguirono negli anni con risultati di eccezionale valore che portarono alla definizione dell’accoppiamento fra flusso di elettroni lungo la catena respiratoria mitocondriale al trasporto di ioni e di protoni ed alla biosintesi dell’ATP. Egli ha inoltre studiato e definito il meccanismo di trasporto dello ione calcio all’interno del mitocondrio. Nell’ottobre del 1977 raggiunse C. Montecucco nel Dipartimento di Biochimica dell’Università di Cambridge dove fece il salto da organelli intracellulari a cellule. Nel corso di questi studi incontrò Roger Tsien e Tim Rink formando un tris d’assi che scopri il primo chelante intracellulare dello ione calcio e poi la prima molecola capace di entrare e localizzarsi all’interno della cellula e di legare lo ione calcio cambiando il suo spettro di fluorescenza. Questa eccezionale scoperta permise per la prima volta di visualizzare l’azione e il ruolo dello ione calcio in una varietà di funzioni fisiologiche della cellula dalla contrazione del muscolo al rilascio di ormoni, dal movimento cellulare al rilascio di neurotrasmettitori alle sinapsi.

Tornato a Padova, Pozzan creò un nuovo laboratorio dove la fisiologia cellulare veniva studiata mediante tecniche di imaging con l’utilizzo sia di microscopi avanzati che di rivelatori fisici di luce sia visibile che fluorescente che di chemiluminescenza attirando rapidamente un gruppo di talentuosi giovani medici. Nel 1993 Rosario Rizzuto e Pozzan misero a punto un approccio rivoluzionario per lo studio dell’omeostasi intracellulare del calcio, e poi di altri parametri fisiologici, basati sul direzionamento mirato di proteine reporter a vari organelli e comparti sub-cellulari con tecniche di biologia molecolare. Prima applicato alle fotoproteine equorina e luciferasi, e poi alla green fluorescent protein (GFP), la cui scoperta avvenne subito dopo i loro primi studi, questo approccio ha trasformato la biologia cellulare, permettendo di seguire in cellule vive i meccanismi di segnalazione dei più importanti processi fisiologici e patologici. Sul tema caro a Pozzan, la fisiologia dei mitocondri, dei quali nel frattempo si era scoperto il ruolo non solo nella bioenergetica, ma anche nei processi di morte cellulare, gli studi condotti da Pozzan e Rizzuto dimostrarono l’accoppiamento stretto tra i segnali calcio nel citoplasma e l’accumulo rapido ed efficiente del calcio nei mitocondri, e l’importanza di questo accumulo per il controllo della fosforilazione ossidativa e della morte cellulare per apoptosi. Inoltre, studi di microscopia ad alta risoluzione dimostrarono per la prima volta la generazione di microdomini di segnalazione alla giunzione reticolo endoplasmatico/mitocondri, svelando un concetto chiave (il ruolo dell’architettura cellulare nel promuovere una segnalazione locale in domini critici), tuttora ritenuto la base della specificità dei molteplici segnali che raggiungono le cellule dei nostri tessuti.

Pozzan ha avuto inoltre un grande interesse per le neuroscienze, alle quali ha dato contributi originali e brillanti. Tra questi, Pozzan è stato un pioniere, insieme a Giorgio Carmignoto del CNR, nello studio della segnalazione via calcio degli astrociti, chiarendo il loro ruolo nel modulare l’interazione tra neuroni nelle giunzioni sinaptiche. Questi studi cambiarono un paradigma consolidato, contribuendo a comprendere la complessità e la plasticità della segnalazione neuronale.

I contributi scientifici del Prof. Pozzan sono stati di tale livello da esser riconosciuti e premiati col Premio Feltrinelli e con l’elezione all’Accademia dei Lincei, all’European Molecular Biology Organization, alla National Academy degli USA, alla Royal Society ed alla Academia Europaea.

Un altro aspetto notevole di Pozzan è stato quello di accoppiare al lavoro di ricerca scientifica di frontiera, quello di governo e di amministrazione. È stato per 12 anni direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, e fondatore assieme a diversi colleghi padovani, e per 6 anni direttore scientifico, dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM). Sotto la sua guida il VIMM è diventato uno dei migliori Istituti di Ricerca privati d’Italia, che ha permesso il rientro di giovani brillanti dall’estero ed ha acquisito prestigio e visibilità internazionale. Per tutta la sua carriera Pozzan è stato associato al CNR, di cui ha diretto l’Istituto di Neuroscienze e successivamente l’intero Dipartimento di Scienze Biomediche.

Infine, merita di essere ricordato un tratto della personalità di Pozzan, che porta oggi la comunità scientifica nazionale ed internazionale a piangere la scomparsa dell’uomo e dello scienziato: la sua curiosità, la sua intelligenza, il suo desiderio di discutere con passione di scienza sia con i suoi pari che con i più giovani tra i colleghi lo hanno reso un membro attivo ed apprezzato di tutte le comunità di cui ha fatto parte. È stato mentore di numerosissimi giovani, che si sono poi affermati nelle più prestigiose università e centri di ricerca italiani e stranieri, ed ascoltato collega nei propri consessi accademici, nei convegni internazionali e nelle accademie di cui faceva parte. E da tutti questi colleghi giunge oggi il profondo cordoglio per la sua perdita

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Jacques Vanderlinden, eminente storico del diritto e socio dei lincei

Date: 
Wednesday, 12 October 2022

Jacques Vanderlinden, socio straniero dall’anno 2000 della classe di scienze MSF è stato un eminente storico del diritto, antropologo e comparatista.

Ha insegnato nella Université libre de Bruxelles/Vrije Universiteit Brussel, di cui è stato Preside della facoltà giuridica, e poi nell’University of Moncton (New-Brunswick) divenendo professor Emeritus di entrambe.

Durante la sua carriera di docente e di studioso Jacques Vanderlinden ha spaziato di classici studi di storia del diritto europeo (“Le concept de code en Europe occidentale du XIIIe au XIXe siècle”,1958) al diritto consuetudinario africano (“Anthropologie juridique”,1996; “La création du droit en Afrique”,1997), agli studi di linguistica e traduttologia sviluppati soprattutto in ambito canadese ove ha avviato il Centre internationale de la common law en français, per dedicarsi infine agli studi dedicati al pluralismo dei sistemi giuridici su scala globale (“La structure des sytèmes juridiques” ( con O. Moréteau), 2003; “Trente ans de longue marche sur la voie du pluralisme juridique”,2004; “Analyzing Property in Different Societies”, 2008).

Studioso poliedrico, ma sempre rigoroso, munito di grande curiosità intellettuale e di disponibilità a trascorrere periodi di vita dove questa lo attraeva: dall’Africa alle Americhe, Jacques Vanderlinden è stato riconosciuto protagonista degli studi storici e comparatisti sul piano internazionale. Membro di numerose accademie internazionali, era legato da profonda amicizia e comunità di interessi scientifici al nostro socio Rodolfo Sacco, con il quale partecipò ad un importante convegno linceo dedicato alle nuove frontiere del sapere giuridico, tra cui, appunto, l’antropologia e la traduttologia.

E’ mancato ai vivi in Bruxelles ove amava ritornare.

 

(Jacques Vanderlinden è mancato in data 22 gennaio 2021, ma la notizia è stata comunicata ai lincei solo ora)

 

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Il Socio Capriz, uno dei maggiori matematici d'Italia, si è spento a Bologna

Date: 
Tuesday, 11 October 2022

Ieri si è spento a Bologna Gianfranco Capriz; avrebbe compiuto 97 anni il 16 ottobre prossimo; era nato, come gli piaceva di ricordare, a Gemona del Friuli, da una famiglia Carpiz di origine slava, che si era stabilita tra quei monti alla fine del 1600 e che ancora abita il villaggio friulano di Pradielis, famiglia della quale un errore di trascrizione nel registro parrocchiale di Gemona aveva creato il ramo del quale egli portava il cognome.

Socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei dal 1988, Capriz ne era socio nazionale dal 2003. Era professore emerito dell’Università di Pisa, dove dal 1962 aveva insegnato prima Meccanica Razionale e poi Fisica Matematica. A Pisa era anche stato Direttore dell'Istituto per l'Elaborazione dell'Informazione del C.N.R. (1968-78) e del CNUCE (1979-83), nonché presidente della Tecsiel SpA, dal 1983 sino al 1992. .

Il suo prestigio di scienziato dedito a trovare e stimolare le interazioni tra matematica e ingegneria è stato ampiamente riconosciuto dalla comunità scientifica, che lo ha chiamato a ricoprire ruoli apicali tanto in Italia (vicepresidenza dell’Unione Matematica Italiana, 1976-1979; presidenza dell’Associazione Italiana di Meccanica Teorica e Applicata, 1998-2001) che all’estero (vicepresidenza dell’International Society for the Interactions of Mathematics and Mechanics, 1983-1986, presidenza 1996-2000).

Molte le imprese nelle quali si è cimentato e molti i relativi raggiungimenti, dei quali vale ricordarne qui almeno due: il contributo decisivo alla nascita e crescita della scienza dell’informazione in Italia e il ruolo centrale nello sviluppo di una scuola italiana particolarmente attenta alle questioni di fondamento in meccanica dei mezzi continui.

 

Gianfranco Capriz si è spento il 10 ottobre a Bologna.

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La costituzionalista Lorenza Carlassare è mancata nella sua casa di Padova

Date: 
Monday, 22 August 2022

Lorenza Carlassare, allieva della grande scuola patavina di Crisafulli e Paladin, è stata la prima donna chiamata a ricoprire in Italia una cattedra di diritto costituzionale.

Personalità indipendente e docente brillante Lorenza Carlassare, nel suo lungo percorso scientifico, ha affrontato con grande autorevolezza i temi cruciali del diritto costituzionale: dal sistema delle fonti al principio di legalità; dalle forme di governo al quadro delle libertà individuali e sociali; dalla giustizia costituzionale al principio di eguaglianza. Le linee ispiratrici di questo intenso percorso di studio e di ricerca vanno cercate, oltre che nella tecnica giuridica da lei perfettamente padroneggiata, nella storia e nella politica del diritto. Nella storia del costituzionalismo moderno e contemporaneo che ha costruito nel corso del tempo barriere sempre più salde contro gli abusi del potere in difesa degli individui e delle formazioni sociali. Nella politica del diritto che ha guidato le vicende non solo italiane che hanno condotto alla definizione dei caratteri propri delle democrazie con le grandi trasformazioni storiche delle forme di Stato, dallo Stato di diritto allo Stato sociale e dallo Stato sociale a quello Stato costituzionale che in Europa si è andato affermando nel secondo dopoguerra.

Una delle realizzazioni più compiute ed avanzate di questo percorso, secondo il pensiero della Carlassare, si trova nella costituzione italiana del 1948. Una costituzione che ha posto al centro del suo impianto la persona umana; che ha valorizzato al massimo il principio di eguaglianza ed il quadro delle autonomie territoriali; che ha definito un assetto dei poteri pubblici ispirati al pluralismo ed al garantismo. Ma anche una costituzione che proprio per il carattere fortemente innovativo dei suoi principi ha avuto una vita non facile ed una attuazione molto lenta e contrastata. Lorenza Carlassare si è pienamente riconosciuta nei valori di civiltà che questa carta ha espresso per la cui promozione si è sempre battuta con grande efficacia e passione.

Basti solo ricordare a questo proposito che, anche dopo la conclusione del suo percorso accademico, Lorenza Carlassare ha seguitato a diffondere la conoscenza della nostra costituzione avviando e guidando presso l’Università di Padova una Scuola di cultura costituzionale molto attiva e aperta a tutti, senza distinzioni di formazione o di età.

La comunità scientifica ricorda, quindi, oggi Lorenza Carlassare non solo come grande giurista, erede e promotrice di un importante scuola di diritto costituzionale, ma anche come persona dotata di solide virtù civili, attivamente impegnata nell’affermazione dei valori che stanno alla base della nostra convivenza democratica.

 

Lorenza Carlassare si è spenta il 21 agosto a 91 anni nella sua casa di Padova.

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Luca Serianni è stato uno dei più grandi linguisti e storici della lingua italiana

Date: 
Thursday, 21 July 2022

Il 21 luglio 2022 è venuto drammaticamente a mancare Luca Serianni, professore emerito dell’Università di Roma “La Sapienza”.  Allievo del grande filologo e linguista italiano e romanzo Arrigo Castellani, è stato professore incaricato di Storia della lingua italiana presso varie università italiane dal 1974 al 1980. Da quell’anno al 2017 ha insegnato la sua disciplina, in qualità di professore ordinario, presso il già citato Ateneo romano. È stato insignito della laurea honoris causa dall’Università di Valladolid nel 2002 e dall’Università Nazionale Capodistriana di Atene nel 2019. 

Oltre che Linceo, è stato Accademico della Crusca e membro del suo consiglio direttivo, socio nazionale dell’Accademia dell’Arcadia, socio nazionale non residente dell'Accademia di Scienze e Lettere di Torino, socio ordinario dell'Accademia Virgiliana di Mantova, socio corrispondente non residente dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere e infine socio della Fondazione Lorenzo Valla. Dal 2010 è stato apprezzatissimo vicepresidente della “Società Dante Alighieri” e dall’anno successivo componente autorevole e operoso del Consiglio scientifico dell'Istituto della Enciclopedia Italiana. 

È stato direttore responsabile delle riviste «Studi linguistici italiani» e «Studi di lessicografia italiana», membro del Comitato scientifico della «Zeitschrift für romanische Philologie», di «Italica», dei «Contributi di filologia dell’Italia mediana», della «Rivista italiana di onomastica» e della «Rivista italiana di linguistica e dialettologia». 

La sua attività di ricerca ha spaziato in quasi tutti i settori della storia linguistica italiana: i dialetti toscani medievali, la grammatica storica e descrittiva, Dante, la lingua letteraria in generale e quella poetica in particolare, la lingua della medicina e quella dei libretti d’opera, l’affermazione dell’italiano come lingua nazionale, il suo insegnamento (e quello del latino e del greco) nella scuola. 

Ha lasciato agli studiosi, ai tanti allievi incardinati in università italiane e straniere, agli oltre cinquemila studenti che nell’arco di un quarantennio hanno seguito i suoi corsi e le sue lezioni memorabili, agli insegnanti attivi nel mondo della scuola un patrimonio di circa quattrocento pubblicazioni. 

Nello spazio angusto che un ricordo come questo può consentire, è possibile menzionare soltanto la sua Grammatica italiana (Torino 1988), tra le più importanti della storia della nostra grammaticografia, la mirabile trattazione che definisce e analizza sistematicamente i tratti salienti della Lingua poetica italiana (Roma 2001 e 2009), i due manuali dedicati alla storia della lingua italiana del Primo Ottocento e del Secondo Ottocento (Bologna 1989 e 1990), poi rifusi e aggiornati in un’unica Storia dell'italiano nell'Ottocento (ivi 2013) e, più di recente, un’antologia che raccoglie, analizza e commenta la lingua di 100 poesie selezionate con un’originalità che solo il dominio assoluto della materia può garantire (Il verso giusto, Roma-Bari 2020) e infine il tributo a offerto a Dante per la ricorrenza dei settecento anni dalla sua morte (Parola di Dante, Bologna 2021). 

In questo ricordo è stata evocata più volte la scuola, e non per caso: alla scuola italiana, infatti, Luca Serianni ha dedicato un impegno costante e appassionato sia come consulente di più ministre e ministri dell’Istruzione, sia – ed è ciò che questa Accademia ricorda con profonda gratitudine e altrettanto dolore – come Presidente della Fondazione “I Lincei per la scuola”, carica da lui assunta nel 2018 e rinnovata proprio in questo 2022. Con pari gratitudine e pari dolore i Lincei ricordano la sapienza, l’equilibrio, la generosità e l’affabilità che questo loro grande consocio ha saputo manifestare in decine di occasioni pubbliche e centinaia di scambi privati.

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